L'ultimo motore Alfa Romeo

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rossogamba
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L'ultimo motore Alfa Romeo

Messaggioda rossogamba » 19 gen 2020 22:24:09

Ammettiamolo, ce ne siamo dimenticati.
Nel 2019 ricorrevano i 40 anni dalla presentazione del motore a 6 cilindri a V: il V6, o "il Busso" se preferite, è stato anche l'ultimo motore Alfa Romeo ad uscire dallo stabilimento di Arese. Ripercorriamo un po' la sua storia.

Quella dello straordinario motore a 6 cilindri a V progettato da Giuseppe Busso è una storia profondamente romantica; questa unità si poneva al vertice di un triangolo che aveva visto nel quattro cilindri bialbero degli Anni 50-60 e nel boxer, anche in questo caso a quattro cilindri, altri due protagonisti indiscussi della scena motoristica Made in Alfa Romeo. Dei veri e propri marchi di fabbrica. Ma il V6 “Busso” è anche l’ultimo motore interamente progettato e prodotto in casa Alfa Romeo. Lo studio primordiale, la sperimentazione successiva e la realizzazione vera e propria avvenivano nello stabilimento Alfa Romeo di Arese chiuso poi nel 2005. Il fatto che il V6 più amato della storia del Biscione sia stato prodotto dal 1979 al 2005, ha permesso di configurare anche una certa longevità e adattabilità a differenti modelli particolarmente apprezzata. Lo studio di Giuseppe Busso risale però già al lontano 1968, anno in cui una variante primordiale in stadio di prototipo cominciava a girare al banco.
Bisognerà però aspettare proprio il 1979 per la sua prima applicazione - sull'Alfa 6 - nella cubatura da 2.5 litri. L’ammiraglia Alfa Romeo avrebbe dovuto annullare un vuoto produttivo, configurandosi come alternativa alle potenti tedesche degli Anni 80; le dimensioni della berlina di Arese chiedono potenze differenti da quelle ricavabili da un canonico due litri, per questo la scelta più ovvia ricade proprio su un V6 con bancate poste a 60° gradi d’angolo.
Il V6 “Busso”, sebbene si trovi a sopportare una vettura che non fa della leggerezza la sua qualità più caratteristica, si dimostra elastico ai bassi regimi e corposo quando si schiaccia il pedale dell’acceleratore. Il suono degno di nota che usciva dallo scarico invitava il conducente a spingere sull'acceleratore; la perfetta sinfonia si avvertiva quando la cavalleria dispiegava completamente le sue forze.

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Ma l’Alfa 6, con le sue linee superate, non riuscirà mai ad ottenere i risultati sperati. Il suo V6 invece si. Il suo monoblocco dotato di teste realizzate in lega leggera possedeva l’invidiabile cilindrata di 2492 cmc con distribuzione a due valvole per ogni cilindro. Gli alberi a camme in testa, uno per bancata, comandano quelle di aspirazione; quelle di scarico invece vengono gestite da un sistema di bilancieri e di corte astine messe in movimento dallo stesso albero a camme. Inizialmente l’alimentazione veniva garantita da sei carburatori. La potenza massima era di 160 cavalli, utili a spingere la pesante Alfa 6 oltre i 195 km/h di velocità massima.
Ma per registrare le prime vere soddisfazioni bisogna aspettare solamente il 1980 quando il V6 “Busso” viene installato sull’Alfetta GTV6 2.5. La vettura poteva infatti contare su un peso inferiore rispetto all’Alfa 6 oltre che su un coefficiente aerodinamico di 0,39. Con i suoi 160 cavalli di potenza, la coupé è in grado di scattare da 0 a 100 km/h in appena 8 secondi, tondi.

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Sebbene in Alfa la velocità massima dichiarata per la GTV6 era di 205 km/h, il dato effettivo era di ben 220 km/h. Con punte spesso vicine ai 230 km/h, un dato strabiliante. Grazie all’Alfetta e al suo V6 “Busso” il costruttore di Arese vince addirittura tre Campionati Euroturismo.
Volendo rimanere in tema di corse, il V6 “Busso” avrebbe potuto rappresentare un ottimo valore aggiunto anche nei rally. Nel 1983 l’Autodelta sviluppa infatti la Sprint 6C sulla base dei regolamenti dell’estremo Gruppo B. Ma in un periodo fortemente caratterizzato dall’incertezza, il progetto viene abolito così come l’idea di gareggiare su strada.
Il sei cilindri nel 1985 approda anche sull'Alfa 90. La berlina, disegnata dalla carrozzeria Bertone, per non subire la tassazione italiana rivolta alle vetture di grossa cilindrata, viene proposta anche con il V6 portato a 1996 cmc. Su questa versione viene anche introdotto un raffinatissimo sistema di iniezione e accensione elettronica CEM ( Controllo Elettronico Motore), concepito e realizzato interamente in Alfa Romeo.
Il sistema prevedeva una centralina elettronica in grado di leggere diverse variabili prelevate da sensori installati sul motore, gestendo di conseguenza alimentazione e accensione. Le prestazioni vengono mantenute su livelli molto interessanti.

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Nello stesso anno il V6 approda anche sulla 75, l’ultima berlina Alfa Romeo; nella variante Quadrifoglio Verde utilizza il 2.5 litri a iniezione capace di una potenza massima pari a 156 cavalli e 205 km/h di velocità massima. Due anni dopo, sempre sulla 75, debutta invece la variante maggiorata portata a 2959 cm cubici, la potenza viene quindi incrementata fino a 188 cavalli e la velocità massima fissata a 220 km/h.

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Il Tremila, ma con potenza elevata a 207 cv, trova posto pure sulle fantastiche SZ ed RZ.
Dal novembre 1986 l'Alfa Romeo entra nell'orbita della Fiat e l'anno successivo il V6 approda pure sulla 164, la prima ammiraglia della Casa a disporre della trazione anteriore. Il V6 “Busso” viene quindi disposto trasversalmente invece che nella consueta disposizione longitudinale, apportando anche una serie di modifiche che in ogni caso non pregiudicano le caratteristiche proprie del motore. Sulla 164 viene quindi utilizzata la variante da 3.0 litri e nel 1991 quella da 2.0 litri sovralimentata.

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Sebbene la vendita di Alfa Romeo a fiat segni l’avvio di un nuovo corso per il Biscione, bisogna riconoscere che gli sviluppi più interessanti per questo 6 cilindri (testate a 4 valvole, turbo e varianti di cilindrata) si vedranno proprio sotto la nuova proprietà. Questa grande flessibilità di utilizzo vedrà persino calare questo splendido propulsore anche nei vani di alcune ammiraglie Lancia (Thema, Kappa e Thesis) e persino di un piccolo lotto di fiat Croma. :cry:

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Tornando alle Alfa, nel 1995 il V6 debutta anche sulle GTV e Spider (916) nelle varianti 2.0 Turbo e 3.0. C’è spazio anche sulla 156 quando nel 1997 viene equipaggiata col 2.5 e nel 2002 col poderoso 3.2 dell versione GTA. Sulla 166 c’è invece posto per il 2.5 3.0 e 2.0 sovralimentato, sulla 147 invece viene utilizzato lo stesso 3.2 della 156 con 250 cavalli che sulla GT (nella medesima variante da 3.2 litri) scendono a 240. Anche l’ultima versione della 166 utilizzerà il V6 da 3.2 litri.
L’evoluzione massima del V6 “Busso” arriva, come detto, nel 2001 col 3.2 utilizzato sulle 156 e 147 GTA con potenza innalzata a 250 cavalli, bisogna però ricordare che alla fine degli Anni 90 girava già al banco un inedito V6 da 2.5 litri biturbo, in grado di erogare 308 cavalli. La variante esasperata doveva essere installata sulla versione di serie del prototipo Nuvola, ma come già successo in passato, il coupé non vedrà mai la luce della produzione.

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Ma la variante da 3.2 è soltanto l’antesignana di un’ulteriore variazione verso l’alto già in lavorazione presso il Centro Tecnico Alfa Romeo, i tecnici lavoravano infatti ad una versione da 3.5 litri e 300 cavalli che avrebbe dovuto equipaggiare la 156 GTAM.
Con l’arrivo degli americani in casa Fiat, le nuove 159 e Brera otterranno un 6 cilindri a V da 3.2 litri di derivazione Holden e riprogettato ad Arese ma niente a che vedere con il motore Alfa, si disse, perché non avrebbe rispettato le norme sulle emissioni sempre più stringenti.
Il 31 dicembre 2005 esce da Arese l'ultimo motore a 6 cilindri a V, si tratta di un 3.2 istallato su una Gt declinato a ben 280 cv. Avrebbe dovuto essere il primo esemplare di un piccolo lotto destinato a clienti selezionati, ma non se ne fece nulla neanche stavolta.
Il destino, si sa, è beffardo e soltatto 3 giorni dopo, il 3 gennaio 2006 viene a mancare il suo geniale progettista, Giuseppe Busso, malato da tempo si spegne nella sua casa alle porte della sua amata Alfa Romeo.
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Sacha
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Re: L'ultimo motore Alfa Romeo

Messaggioda Sacha » 20 gen 2020 11:39:23

interessantissimo Santitá, grazie. Questo é un classico post da stampare e leggersi in poltrona (magari con interrogazione e domande al prossimo non raduno per vedere quanto si ricorda!).

S.


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