La prima volta con lei

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La prima volta con lei

Messaggioda rossogamba » 01 mag 2013 20:20:15

Sullo sviluppo di un bell'assist di Giovanni (JZ) nel precedente forum, propongo anche qui questo contenitore dove inserire il nostro primo contatto con la nostra bella e amata Alfa.
Dalla prima volta che - magari per curiosità – abbiamo visto la vettura, fino al giorno in cui è arrivata a casa nostra.

Inizio io raccontandovi la storia della piccola Cenerentola.

IL RITROVAMENTO
Buttata in un campo senza cura, sporco dappertutto, ancora qualche giorno e l'avrebbero portata in demolizione. A vederla così forse le avrei voltato le spalle e mi sarei messo alla ricerca di un esemplare in condizioni migliori, però era una primissima serie (1.286 cc) e soprattutto era di colore Bruno Cilento come la mia prima Alfasud.
Ma perchè vogliono schiacciarla?...è funzionante e non è marcia, perchè buttarla via così?
Mi rispondono che al proprietario - un signore anziano che l'aveva comprata nuova in Germania nel 77 - non rinnovano più la patente a causa della vista, ed il figlio vuole una macchina più moderna.

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Messaggioda rossogamba » 01 mag 2013 20:21:31


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Messaggioda rossogamba » 01 mag 2013 20:23:16


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Messaggioda rossogamba » 01 mag 2013 20:26:04

Non potevo lasciarla lì, ad un prezzo da Iperdiscount, la porto a casa e un po' alla volta inizio a cercare qualche pezzo da sostituire; un volante, un pannello porta, un devioluci, uno specchietto e tante altre piccole cose e soprattutto tanta opera di pulizia e bonifica.
Con pazienza inizio a lucidare la carrozzeria, che piano piano torna in qua, e faccio riverniciare i montanti centrali che il vecchio proprietario aveva fatto neri.

Qui in un primo livello di avanzamento, ancora con i cerchi in ferro ed i montanti ancora neri:

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Messaggioda rossogamba » 01 mag 2013 20:28:40

Comincio a togliermi qualche sfizio e capitano a fagiolo i bei cerchi millerighe cedutimi dal buon Roberto Cavanna e le introvabili plastiche bianche degli indicatori di direzione frontali.
Diciamo che adesso ha un aspetto accettabile ma continuo sempre a cercare un cruscotto sano perchè non posso più vedere quella bruttissima spaccatura sopra il quadro portastrumenti.

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Messaggioda rossogamba » 01 mag 2013 20:29:43


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Messaggioda masi&angi » 02 mag 2013 11:01:37

:shock: bravo, bella carriol: angi

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Messaggioda I_Giulia » 02 mag 2013 13:27:01

Stupenda, specie per il colore che personalmente preferisco ad altre tonalità previste per il modello...

E poi molto molto bella la storia!

Da romanticone quale sei! :)

Giulia73

Messaggioda Giulia73 » 02 mag 2013 18:24:23

L'hai fatta rinascere.....complimentoni. Proprio bella la tua Sprint. :wink:

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Messaggioda Sandrino » 03 mag 2013 21:25:04

Garantisco, avendoci viaggiato dentro come passeggero, che le prestazioni sono assolutamente lusinghiere: i 76 CV ci sono tutti e non sfigurano per nulla.

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Messaggioda Andrea78 » 03 mag 2013 21:33:11

...io sto zitto in attesa di notifiche dal tutor.... :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

Gran macchina!!!

centauromax
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Messaggioda centauromax » 05 mag 2013 09:24:08

complimenti: davvero un bel salvataggio :D

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Messaggioda rossogamba » 03 giu 2013 21:28:04

Primo incontro nel 2004 a Chivasso, unico proprietario che negli ultimi anni non l'aveva certo curata nella carrozzeria che presentava segnetti e piccole ammaccature dappertutto.

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Messaggioda rossogamba » 03 giu 2013 21:31:21

Molti dettagli da sostituire, togliere o riparare, eppure andava come un orologio tanto che da Chivasso è arrivata fino a Treviso senza fare una piega:

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Messaggioda rossogamba » 03 giu 2013 21:33:32

Qui ancora in camera iperbarica:

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Messaggioda rossogamba » 03 giu 2013 21:35:16

Adesso si comincia con il rimontaggio:

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Messaggioda rossogamba » 18 lug 2013 13:17:03

Non poteva mancare la Milano, vettura che ho amato tantissimo e che più di tutte mi pento di avere venduto.
Così andò la storia:

Fine Settembre 1987, presso la concessionaria Alfa Romeo di Treviso viene esposta la 164. Manifestazione in grande stile, palloncini colorati, luci, striscioni, ricco buffet e poi lei, la 164 appunto.
Vettura importante, la prima dell’era FIAT, linea slanciata, dimensioni notevoli, insomma un bell’esempio di stile italiano, tanto che nel 1998, ormai a fine produzione, ne acquistai una, una Q4.
Mio padre un amico ed io ci recammo quindi per vedere questa novità. Tutto lo showroom era riservato a tre esemplari, nelle tre versioni inizialmente disponibili, ben distanziati tra loro per permettere che il pubblico potesse girarvi intorno senza troppi spintoni. Così facemmo anche noi, salimmo e scendemmo dalla vettura, aprimmo il cofano motore e il bagagliaio, apprezzammo alcune caratteristiche, ne criticammo altre.
Trascorsa un’oretta circa dopo aver sfogliato qualche depliant e dopo aver attinto a piene mani dal già citato ricco buffet, notai qualcosa. Mi allontanai all’improvviso, senza dare spiegazioni, dal gruppetto di persone con cui stavo parlando e mi diressi verso un punto.
In un salone secondario della concessionaria, un po’ in disparte, lontano dalla gente, dai rumori, dalle luci e dai palloncini erano esposte le altre vetture Alfa che componevano la gamma di quel periodo, e che per quella occasione erano state spostate per fare spazio alla protagonista 164.
Il mio sguardo si mosse lento, con una lentezza calibrata a tratti snervante, come in un film di Sergio Leone, forse a dare maggiore importanza a quello che stavo osservando. Scorsero davanti a me un paio di versioni di 33, una 75, una 90 a cui il giorno prima era stata tolta la polvere, una Spider, una bella GTV6 di lunga giacenza e, una a fianco all’altra, due Milano entrambe nere.
Una Milano? Ma la Milano finora l’avevo vista solo in fotografia e i pochissimi articoli sulla stampa specializzata l’avevano fatta sembrare quasi un’entità astratta; invece quelle due Milano davanti a me erano proprio vere!
Passai almeno venti minuti a girare loro intorno, come in un rito di corteggiamento, un preliminare con una bella donna, poi, dopo aver osservato tutti i dettagli esterni, allungai la mano sulla maniglia ed entrai.
I due esemplari di Milano esposte erano negli allestimenti Gold e Platinum; non mi dilungo qui sugli allestimenti e sulle loro differenze, ma il caso volle che salissi per prima sulla Platinum. Mi colpirono i bellissimi sedili con inserti in pelle scamosciata e le impunture a vista con pannelli porta coordinati e l’aletta parasole destra con la luce di cortesia.
Ma della Milano mi affascinava soprattutto il contrasto che generava nella mia testa: mi spiego.
In fondo la storia della 75, da cui la Milano derivava, è la storia di una berlina Alfa, ultima erede di una grande tradizione di berline Alfa. Vetture cioè che non andavano a soddisfare soltanto un pubblico di intenditori appassionati, ma anche le esigenze di rigidi padri di famiglia che usavano la macchina per lavoro ma anche per andare in ferie con moglie e bambini; la 75 era la macchina delle Forze dell'Ordine ma al tempo stesso aveva una meccanica conosciuta dalla maggior parte delle autofficine; la 75 perciò raccoglieva un bacino di clientela che proveniva dalla Giulietta e dalla Giulia quindi clientela italiana tradizionale, carica di sana italianità. Ecco dove nasce il contrasto, un contrasto seducente: immaginare di vedere circolare sulle highway americane, dal deserto dell’Arizona alla collina di Bewerly Hills, una macchina così italiana; immaginarvi al volante non il rigido padre di famiglia con bagagli al seguito, ma il ragazzotto con gli stivali che addenta un hot dog. Una italianissima Alfa per gli yankees.
Il sole era ormai basso quando uscimmo dalla concessionaria, l’espressione che avevo doveva essere quella di un bambino con il nasino schiacciato sulla vetrina di un negozio di giocattoli in ammirazione di fronte all’ultima meraviglia. Giovane studente universitario che con le ripetizioni di matematica riuscivo appena a mantenere la mia Alfasud, non ero certo nelle condizioni di poter soltanto immaginare di acquistare una vettura del genere, eppure, supportato da non so quali certezze sussurrai tra me e me: “…….un giorno avrò una Milano!”

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Messaggioda rossogamba » 18 lug 2013 13:20:24

Passò molto tempo da quel tardo pomeriggio di inizio autunno quando ebbi il mio primo contatto con una Milano. Gli anni che seguirono videro trascorrere molte cose, avvenimenti lieti e tristi, momenti difficili e scelte importanti; la Milano ciclicamente ritornava a frullarmi in testa e ogni tanto mi capitava di vederne qualcuna. Una volta sull’autostrada A4 mi superò una Milano bianca con targa svizzera; scalata una marcia, tirai il collo alla mia povera Alfasud ed iniziai un piccolo inseguimento sul filo dei 170 km/h con la totale disapprovazione di mia madre che sedeva a fianco a me, finchè si fermò in un’area di servizio, accostai…caspita..! era una Platinum con cambio automatico! Chissà cosa pensò il compito signore svizzero vedendomi girare come un matto intorno alla sua macchina, ma da persona educata non disse nulla.
Naturalmente per ammirare una Milano non dovevo sempre esibirmi in inseguimenti da ritiro della patente, capitava anche di vederne qualcuna ferma in un parcheggio o dimenticata in qualche concessionaria.
Fu però nel 1992, supportato anche da qualche sicurezza economica in più, che iniziai seriamente a rispolverare questo desiderio che non era spento, era solo accantonato, e a pensare che forse una Milano, ovviamente usata, poteva essere un sogno realizzabile; con una cifra ragionevole ci si portava a casa un’auto unica.
Il problema semmai era trovarne una: non solo, doveva anche essere in buone condizioni, completa e soprattutto non modificata. Sì perché alcune delle Milano che avevo avuto modo di vedere presentavano spesso degli adattamenti per poter circolare sulle strade europee. Ad essere sostituiti erano di volta in volta i fari, oppure il quadro strumenti o più spesso veniva asportato il catalizzatore (non dimentichiamo che a fine anni 80 la benzina verde in Italia aveva una distribuzione tutt’altro che capillare).
Senza fretta quindi iniziai la ricerca che durò circa due anni.
Le difficoltà non furono poche, innanzitutto io cercavo una Milano e tutti invece mi proponevano 75 Turbo America, e poi alla mia richiesta di una Milano alcuni fiutarono la possibilità di poter fare un affare “…sa! è una macchina molto rara, me l’hanno chiesta in tanti offrendomi un sacco di soldi ma io ho sempre rifiutato, però visto che lei è un appassionato forse potrei anche ripensarci…….…”
Naturalmente un assegno adeguato poteva essere d’aiuto a questo ripensamento.
Ci fu un momento in cui mi imbattei perfino in una 75 2.5 Quadrifoglio Verde definita dal venditore come “sperimentale” nel senso che era equipaggiata, oltre che di condizionatore e tetto apribile, anche di ABS e marmitta catalitica. La vettura in effetti era bella, grigio metallizzato, percorrenza giusta, prezzo ragionevole, insomma fui quasi tentato….però no!....volevo una Milano e una Milano doveva essere!
Avanti di questo passo, cerca che ti ricerca, un bel giorno di primavera del 1994 composi il numero di una concessionaria Alfa Romeo in provincia di Venezia e alla mia solita richiesta naturalmente ebbi la solita entusiastica risposta: “.…guardi ho qui una 75 Turbo America nera che fa proprio al caso suo e se vuole….” “.…senta, non sto cercando una 75 Turbo America, sto cercando una Milano, ce l’ha o non ce l’ha?” Dopo una pausa di alcuni secondi il tono del mio interlocutore si fece più serio: “….veramente ci sarebbe un nostro dipendente che ne ha una e mi accennava che vorrebbe metterla in vendita, ma ora è in ferie, chiami la prossima settimana.” Ringraziai augurandomi di non trovarmi di nuovo davanti al solito tamarro magari con sedili in pelle arancio e cerchi da 18'. “La prossima settimana???????....ma la prossima settimana sono in viaggio di nozze!....come faccio, cosa dico a Maria?” Mi calmai, ragionai, dopotutto la Milano non era certo il tipo di macchina per la quale la gente è disposta a fare la fila fuori dalla concessionaria per acquistarla. Avevo aspettato tanto tempo, che differenza poteva fare qualche giorno in più di attesa.
Stavo mentendo a me stesso e ne ero consapevole. E infatti una sera dalla camera di un hotel di Siena, dove ero appunto in luna di miele, alzai il telefono, chiamai la concessionaria e fissai un appuntamento per la settimana successiva. Dal bagno mia moglie: “Daniele, ma con chi parlavi al telefono così sottovoce?” “……eehhh…con…con la mamma”, “…. Ma non avevi appena chiamato?” “….sssssi…ma mi ero dimenticato di una cosa”. Mi credette e finalmente arrivò il giorno fissato per l’appuntamento.
I cancelli della concessionaria erano ancora chiusi quando mi presentai quel sabato pomeriggio. Dopo le presentazioni il venditore mi accompagnò verso la macchina: furono strane le sensazioni che si susseguirono in quegli istanti; euforia e delusione si alternavano come in un carosello un po’ confuso.
La Milano che avevo davanti non era di colore nero o rosso come la sognavo ma di quella tinta azzurro metallizzato che forse la rendeva un tantino insignificante. Però era bella!
Non era nel ricco allestimento Gold o nel ricchissimo Platinum come la sognavo ma nella più povera versione d’ingresso Silver. Però era bella!
Non aveva gli specchietti e i sedili elettrici di splendida fattura come la sognavo ma aveva un interno simile a quello delle versioni più economiche della 75. Però era bella! Era sana! Era completa!
Il proprietario per dare un po’ più di mordente estetico alla vettura l’aveva dotata di cerchi in lega e di kit aerodinamico della Twin Spark che sinceramente non stavano male, ma che tra me e me pensai di togliere quanto prima.
Un po’ alla volta tra le nebbie di quel confuso carosello stava prendendo corpo qualcosa di più chiaro, di più definito, un punto fermo: quella Milano sarebbe stata mia. Ce l’avevo fatta!
La trattativa fu talmente breve che il venditore non volle da me nemmeno un acconto, gli bastò la mia firma e la mia passione e la settimana successiva mi fece trovare la macchina pronta.
Erano le 19.30 di mercoledì 20 Aprile 1994, stavo portando a casa una Milano. La mia Milano!

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Messaggioda rossogamba » 18 lug 2013 13:30:20

Adesso la mia Milano Silver - riportata all'allestimento base originario - è gelosamente custodita nel favoloso garage del mio caro amico Stefano, ma posto qui una foto dell'agosto 1998 a cui sono particolarmente affezionato.

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