Un altro Grande se n'è andato
- rossogamba
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Ma davvero, al di là della collocazione ideologica, una persona come Don Gallo non merita un ricordo? Lui si, a differenza di molti colleghi, vicino agli ultimi.
Ed oggi ci lascia anche Franca Rame. Persone ed italiani di uno spessore umano e culturale che difficilmente avrà un ricambio generazionale.
Ed oggi ci lascia anche Franca Rame. Persone ed italiani di uno spessore umano e culturale che difficilmente avrà un ricambio generazionale.
- giuliasuper69
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Diego ha scritto:Ma davvero, al di là della collocazione ideologica, una persona come Don Gallo non merita un ricordo? Lui si, a differenza di molti colleghi, vicino agli ultimi.
Bravo cucì,da acceso anticlericale quale sono posso dire che Don Gallo insieme a Don Ciotti era forse l'unico prete che stimavo veramente(presumo che tra i missionari in Africa e in altre zone difficili ci siano altri come lui ma non li conosco) e che credeva fino in fondo nella missione di accoglienza e vicinanza agli emarginati...non la tiro per le lunghe per rispetto verso chi crede nell'istituzione ma il trattamento riservatogli per tutta la vita dalle gerarchie ecclesiastiche vale più di mille parole
giuliasuper69 ha scritto:Diego ha scritto:Ma davvero, al di là della collocazione ideologica, una persona come Don Gallo non merita un ricordo? Lui si, a differenza di molti colleghi, vicino agli ultimi.
Bravo cucì,da acceso anticlericale quale sono posso dire che Don Gallo insieme a Don Ciotti era forse l'unico prete che stimavo veramente(presumo che tra i missionari in Africa e in altre zone difficili ci siano altri come lui ma non li conosco) e che credeva fino in fondo nella missione di accoglienza e vicinanza agli emarginati...non la tiro per le lunghe per rispetto verso chi crede nell'istituzione ma il trattamento riservatogli per tutta la vita dalle gerarchie ecclesiastiche vale più di mille parole
Tornando su questa discussione colgo l'occasione per STRAQUOTARE queste parole, pure la punteggiatura!
Pure Margherita Hack è partita per le stelle.
Nella sua visione graniticamente atea non è successo altro che un processo per cui le sue cellule ora sono libere di svolazzare, come più o meno rispose ironicamente ad un prelato discutendo di vita e di morte.
Il suo assoluto laicismo, unito alle sue preferenze politiche di estrema sinistra non hanno evitato però alla scienziata fiorentina (ma triestina "di adozione") di essere apprezzata da tanti in modo trasversale.
http://www.corriere.it/cronache/13_giug ... 71d0.shtml
Una godibilissima intervista del 2011, fatta in occasione della presentazione di una autobiografia.
http://video.tiscali.it/canali/News/Alt ... 96598.html
Una delle ultime interviste
http://video.corriere.it/margherita-hac ... 32be5871d0
Nella sua visione graniticamente atea non è successo altro che un processo per cui le sue cellule ora sono libere di svolazzare, come più o meno rispose ironicamente ad un prelato discutendo di vita e di morte.
Il suo assoluto laicismo, unito alle sue preferenze politiche di estrema sinistra non hanno evitato però alla scienziata fiorentina (ma triestina "di adozione") di essere apprezzata da tanti in modo trasversale.
http://www.corriere.it/cronache/13_giug ... 71d0.shtml
Una godibilissima intervista del 2011, fatta in occasione della presentazione di una autobiografia.
http://video.tiscali.it/canali/News/Alt ... 96598.html
Una delle ultime interviste
http://video.corriere.it/margherita-hac ... 32be5871d0
Penso che si possa dire che, nell' emergenza, è stato veramente un grande.
Masao Yoshida, contravvenendo alle disposizioni dei superiori e pure del governo, utilizzò acqua di mare (invece di aspettare la disponibilità di quella dolce) per raffreddare nell' immediato i reattori della centrale di Fukushima, evitando un disastro di proporzioni ancora superiori a quello che già si stava concretizzando.
Lui e una squadra di collaboratori rimasero quindi all'interno dell' impianto per organizzare il contenimento dei danni, subendo l'esposizione a radiazioni ad altissima intensità.
Come Schettino! Uguale uguale!
http://www.agi.it/estero/notizie/201307 ... ro_atomico
Masao Yoshida, contravvenendo alle disposizioni dei superiori e pure del governo, utilizzò acqua di mare (invece di aspettare la disponibilità di quella dolce) per raffreddare nell' immediato i reattori della centrale di Fukushima, evitando un disastro di proporzioni ancora superiori a quello che già si stava concretizzando.
Lui e una squadra di collaboratori rimasero quindi all'interno dell' impianto per organizzare il contenimento dei danni, subendo l'esposizione a radiazioni ad altissima intensità.
Come Schettino! Uguale uguale!
http://www.agi.it/estero/notizie/201307 ... ro_atomico
Voglio segnalare la scomparsa di Vincenzo Cerami, scrittore e sceneggiatore.
Ricordato spesso come sceneggiatore dei più grandi successi cinematografici di Benigni (da "Il piccolo diavolo" a "Il mostro" ,passando per "Johnny stecchino" fino all' apoteosi de "La vita è bella"), ottenne il suo primo risultato a livello nazionale con il romanzo "Un borghese piccolo piccolo" da cui Monicelli trasse l'omonimo film con Sordi e che vide lo stesso Cerami lavorare alla sceneggiatura.
Alle scuole medie si ritrovò come professore un certo Pier Paolo Pasolini che lo prese, anni dopo, come aiuto regista per tre dei suoi film.
L'impronta pasoliniana si ritrova nella collaborazione con Sergio Citti per il quale sceneggiò, tra l'altro, "Casotto" e "Mortacci": quest' ultimo film quasi misconosciuto ma che rivedo sempre con piacere.
Voglio ancora ricordare le collaborazioni col regista Gianni Amelio, dalle quali scaturirono film come "I ragazzi di via Panisperna" (che parla del gruppo di giovani fisici, "capitanati" da Enrico Fermi, nella Roma degli anni trenta) e soprattutto "Porte aperte", dall' omonimo romanzo di Sciascia, interpretato dal sempre grandissimo Volontè.
Ricordato spesso come sceneggiatore dei più grandi successi cinematografici di Benigni (da "Il piccolo diavolo" a "Il mostro" ,passando per "Johnny stecchino" fino all' apoteosi de "La vita è bella"), ottenne il suo primo risultato a livello nazionale con il romanzo "Un borghese piccolo piccolo" da cui Monicelli trasse l'omonimo film con Sordi e che vide lo stesso Cerami lavorare alla sceneggiatura.
Alle scuole medie si ritrovò come professore un certo Pier Paolo Pasolini che lo prese, anni dopo, come aiuto regista per tre dei suoi film.
L'impronta pasoliniana si ritrova nella collaborazione con Sergio Citti per il quale sceneggiò, tra l'altro, "Casotto" e "Mortacci": quest' ultimo film quasi misconosciuto ma che rivedo sempre con piacere.
Voglio ancora ricordare le collaborazioni col regista Gianni Amelio, dalle quali scaturirono film come "I ragazzi di via Panisperna" (che parla del gruppo di giovani fisici, "capitanati" da Enrico Fermi, nella Roma degli anni trenta) e soprattutto "Porte aperte", dall' omonimo romanzo di Sciascia, interpretato dal sempre grandissimo Volontè.
- rossogamba
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IL MIMMI ha scritto:Voglio ancora ricordare le collaborazioni col regista Gianni Amelio, dalle quali scaturirono film come "I ragazzi di via Panisperna" (che parla del gruppo di giovani fisici, "capitanati" da Enrico Fermi, nella Roma degli anni trenta)
Mi ha fatto piacere che tu abbia ricordato "I Ragazzi di via Panisperna", pregevole ricostruzione degli avvenimenti che vide protagonista questo gruppo di ricerca.
Il film, pur con un taglio rivolto alle vicende personali dei protagonisti, descrive in modo molto preciso e storicamente corretto la genesi del nucleare italiano.
"Aperto" e un po' malinconico il finale che sfuma sulla misteriosa scomparsa di Ettore Majorana.
Ieri, a quasi 80 anni, è scomparso il regista e produttore Luciano Martino, fratello maggiore di Sergio. Ai fratelli Martino dobbiamo moltissime di quelle pellicole di "serie B" o di genere o Trash che hanno visto il fenomeno Edwige Fenech che è stata anche la donna di Luciano Martino per qualche anno. Molti non-attori, presi qua e la, sono famosi grazie a quei film.
Notare l'esito dell'esperienza lavorativa in alfiat...
http://www.auto.it/2013/08/18/morto-kalbfell-ex-capo-bmw-e-alfa-romeo-fu-il-papa-della-m3/13900/
http://www.auto.it/2013/08/18/morto-kalbfell-ex-capo-bmw-e-alfa-romeo-fu-il-papa-della-m3/13900/
fabio '80 ha scritto:Ieri, a quasi 80 anni, è scomparso il regista e produttore Luciano Martino, fratello maggiore di Sergio. Ai fratelli Martino dobbiamo moltissime di quelle pellicole di "serie B" o di genere o Trash che hanno visto il fenomeno Edwige Fenech che è stata anche la donna di Luciano Martino per qualche anno. Molti non-attori, presi qua e la, sono famosi grazie a quei film.
Giovannona Coscialunga, Milano Trema, etc etc: un mito!
Questa sera arrivato a casa, aggiornando la rassegna stampa, dal sito del corriere della sera ho appreso della scomparsa dello scrittore Carlo Castellaneta
Giornalista, scrittore, direttore del museo del teatro alla Scala, profondo conoscitore di Milano, città che nei suoi romanzi ha raccontato spesso.
di un suo romanzo ho un ricordo particolare, "Professione poliziotto" presentato nel 1978 e pubblicato da Salani, con l'introduzione di Gorgio Bocca.Questo libro mi fu regalato da un caro amico di famiglia che lavorava in polizia, io avevo poco meno di una decina di anni e mi colpì subito la fotografia di quella macchina bianco azzurra in copertina, la descrizione di una milano distaccata ed in balia delle stagioni, le figure di questi agenti, calati nella realtà del nord dalle loro città di origine, nel caso del personaggio principale da Lucera, un libro che divorai letteralmente in pochissimo tempo
[ img ]
un paio di capitoli vennero riutilizzati in alcune raccolte di gialli, questo è uno di quelli:
Giornalista, scrittore, direttore del museo del teatro alla Scala, profondo conoscitore di Milano, città che nei suoi romanzi ha raccontato spesso.
di un suo romanzo ho un ricordo particolare, "Professione poliziotto" presentato nel 1978 e pubblicato da Salani, con l'introduzione di Gorgio Bocca.Questo libro mi fu regalato da un caro amico di famiglia che lavorava in polizia, io avevo poco meno di una decina di anni e mi colpì subito la fotografia di quella macchina bianco azzurra in copertina, la descrizione di una milano distaccata ed in balia delle stagioni, le figure di questi agenti, calati nella realtà del nord dalle loro città di origine, nel caso del personaggio principale da Lucera, un libro che divorai letteralmente in pochissimo tempo
[ img ]
un paio di capitoli vennero riutilizzati in alcune raccolte di gialli, questo è uno di quelli:
Racconto di Carlo Castellaneta
Professione poliziotto
Franco De Roberto, il protagonista del romanzo Professione poliziotto, è un giovane pugliese che vive a Milano. Si è arruolato nella polizia per non diventare, come tanti altri, un disoccupato o un emigrante.L'attività che svolge richiede coraggio e nervi a posto, abilità e fantasia, disciplina e impegno convinto, senso della giustizia e rispetto della vita umana. In questo brano viene descritto un inseguimento, a sirene , spiegate, di alcuni rapinatori: le ansie e i pensieri dei poliziotti a bordo della 'pantera' sono contrapposti a quelli dei malviventi in fuga. Ma durante le varie fasi dell'operazione, il riconoscimento della bravura dei fuggiaschi nel sottrarsi alla cattura, fa comprendere al protagonista, che «non è più un affare tra guardie e ladro, ma una sfida da uomo a uomo».Oggi il turno è iniziato alle 23. È la prima uscita notturna, per Franco, da quando è entrato a far parte della squadra.
E gli stessi luoghi percorsi alla luce del giorno, ormai quasi quotidianamente, acquistano nelle tenebre un aspetto diverso, l'angolo più familiare sembra nascondere un'ombra sospetta, ogni zona buia, dove non arriva il raggio dei lampioni, è come se ospitasse un agguato.
Franco ha capito subito che in queste condizioni occorre aguzzare la vista e l'udito.
È passata l'una, e in due ore hanno eseguito solo controlli, ma la radio è un susseguirsi di chiamate per tutte le altre pattuglie: una coppia di giovani aggredita in automobile alla Città degli studi, furto in un appartamento a Porta Genova, auto sospetta segnalata in corso Vercelli a forte andatura... Sembra che per loro non ci sia niente, che la città vada fuoco in tutti gli altri rioni meno che a Porta Tlcinese.
Stanotte si riposa, ha pensato. Ma il brigadiere Cirò è come se gli avesse letto nel pensiero.
De Roberto, la notte è lunga, stai tranquillo che ci daranno da fare pure a noi.
Sono trascorsi pochi minuti e la radio della centrale si è fatta sentire.
Ticinese, attenzione...
È scattato un allarme in via Meda... Pronto, Ticinese...
Una gioielleria al numero 74... Andate giù subito in sirena .
Ricevuto. Alla sterzata brusca di Militello le gomme stridono sull'asfalto, mentre la sirena dalla 'pantera' comincia a miagolare e lampeggia il faro azzurro sul tetto.
Di colpo Franco ha sentito accelerare i battiti del cuore.
Quando scatta un allarme, cioè il congegno che collega una banca o un'oreficeria con la questura, alla centrale operativa si illumina una luce.
Significa che qualcuno ha premuto il pulsante d'allarme, e a quest'ora della notte non possono essere che rapinatori.
Romana due, portatevi anche voi in aiuto della Ticinese, cerchiamo di prenderli.
La pattuglia di Cirò divora la strada.
A ogni semaforo rosso superato, Franco si fa mentalmente il segno della croce.
A volte un'auto che precede sulla strada, udendo lo strepito della sirena, compie scatti improvvisi a destra o a sinistra, ma Militello non conosce ostacoli, la 'pantera' sembra davvero ruggire ogni volta che lui innesta la terza, e quel suono lacerante e ininterrotto è come una droga che eccita Franco,
la mano tormenta nervosamente il calcio del mitra, forse è l'occasione sperata di una promozione, il momento tanto atteso del confronto, paura e impazienza che si mescolano insieme mentre l'Alfa sobbalza sui binari del tram.
De Roberto, nervi a posto, mi raccomando.
Sissignore.
All'imbocco di via Meda il brigadiere spegne la sirena.
Dall'interno pare il rantolo di una bestia ferita, ma Militello non rallenta, l'occhio che scorre rapido. i numeri dei portoni.
Ferma! ordina il brigadiere. Una macchina a fari spenti si è mossa ora, dal marciapiede opposto.
Sono loro, torna indietro.
A bordo si distinguono quattro figure.
Non c'è dubbio che siano loro, perché l 'auto è sfrecciata con uno stridi o di pneumatici.
Cento metri, e svolta alla prima traversa.
Qui Ticinese, li stiamo inseguendo parla Cirò nel microfono, Romana due dove siete?
Se i colleghi sono nei pressi non sarà difficile tagliare la strada ai fuggitivi.
Ulula di nuovo la sirena, il brigadiere aggancia il microfono e toglie la pistola dalla fondina.
La caccia è cominciata.
Solo Militello non dà segni di eccitazione,
guida impassibile come se portasse degli amici all'aeroporto.
E butta sta sigaretta! Sbotta Cirò.
Militello obbedisce senza replicare.
Dev'essere fatto di ghiaccio questo catanese, pensa Franco, per distrarre da sé l'ansia dell'inseguimento.
Certo non sarà difficile staccarlo, ha già riguadagnato terreno, gli abbaglianti illuminano l'auto dei fuggiaschi a non più di cinquanta metri.
Invece è facile andare a sbattergli addosso se loro frenassero all'improvviso come usano fare.
De Roberto, appena scendiamo spara una raffica in aria. Sissignore.
Stanno girando come nei film di gangster, tallonando i banditi a zig zag da una
via a una piazza, con svolte repentine che mandano Franco dalla parte opposta del sedile.
Certo anche il loro pilota ci sa fare, con acrobazie che mettono a dura prova la bravura di Militello.
A ogni buon conto il brigadiere ha trascritto il loro numero di targa, anche se poi la macchma rIsulterà come sempre rubata.
Finalmente è apparso, in coda, il faro blu della volante Romana. -Togliamoci noi, prendi la strada di Pavia.
Il piano di Cirò è semplice: non serve inseguirli con due macchine sullo stesso tracciato, meglio andare ad aspettarli in periferia, prima o poi tenteranno di prendere il largo.
D'accordo, risponde per radio il sottufficiale dell'altra pattuglia.
È stato in quel momento che l'auto inseguita si è fermata, di colpo, in mezzo alla strada.
Spalancati gli sportelli, quattro giovani si precipitano fuori, due da una parte e due dall'altra, cercando riparo sui marciapiedi, correndo all'impazzata lungo i muri.
Franco è il primo a balzare a terra, ma inutilmente crepita la raffica in aria.
C'è solo da buttarsi a rompicollo dietro di loro.
Vieni, De Roberto, lascia il mitra a Militello
Si buttano loro due alla risorsa, ma il brigadiere dopo pochi passi incespica nel marciapiede.
Franco potrebbe aspettarlo, invece continua l'inseguimento, non gli importa di essere solo, distanziato dai colleghi, in una strada che non conosce, la camicia bianca di uno dei fuggitivi fa da segnale nell'oscurità, se si voltasse vedrebbe accorrere il brigadiere con gli agenti sopraggiunti dell'altra pattuglia, ma se si volta Franco perde terreno, mannaggia quanto corre questo qui, due ragazzi in motoretta si sono fermati a osservare la scena, ferma! grida lui col fiato grosso, ma sentendosi incalzato l'altro ha accelerato ancora di più la corsa, adesso è una scommessa a chi cede per primo, col cuore che scoppia per la fatica, non è più un affare tra guardia e ladro, ma una sfida da uomo a uomo: eccolo che si arrampica su un muretto, scavalca una cancellata e salta di là, nel cortile di un casamento.
- giuliasuper69
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