La lettura, seppure tardiva, di questo articolo mi suggerisce lo spunto per riassumere quanto Maurizio Tabucchi stesso scrive nel volume “Autodelta – l’Alfa Romeo e le corse 1963/1983” relativamente alla creazione della vettura 33 Stradale; notizie tratte da un colloquio avuto con Franco Scaglione nella sua casa di Suvereto, dove da tempo si era trasferito con la famiglia, il 28 maggio 1992.
Franco Scaglione e Carlo Chiti avevano già avuto modo di collaborare nel 1963, fu infatti il Nostro a disegnare la berlinetta ATS 2500 GT realizzata poi dalla carrozzeria Allemano. Essendo evidentemente rimasto soddisfatto da quella realizzazione, era ovvio che Chiti, avuto l’incarico dal Presidente Luraghi per trarre una gran turismo (le cui prestazioni, per inciso, non dovevano essere inferiori di più del 5% rispetto a quelle del modello da competizione, pur con la sicurezza ed il confort di un’auto di serie) dalla 33 Sport prototipo, cercasse la collaborazione di Scaglione per, diciamo così, “chiudere il cerchio” e concludere il progetto.
Adattato dunque il telaio della Sport alle nuove esigenze, Chiti informò Scaglione di quanto aveva in animo di fare, giungendo ad un primo accordo verbale il 14 dicembre 1966, accordo che lo studio di progettazione di Scaglione formalizzò poi qualche giorno dopo con questa lettera:
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Lettera a cui il 29 dicembre seguì la conferma, per approvazione, dell’Autodelta, e che prevedeva, in buona sostanza, che il prototipo della vettura sarebbe stato disegnato da Scaglione e realizzato presso l’Autodelta stessa, sotto la sua direzione e con maestranze da lui fornite.
Da parte sua, Scaglione fece quindi realizzare, una volta eseguito e fatto approvare il disegno da Luraghi, dalla ditta Rainero di Orbassano (TO), il mascherone in legno della carrozzeria; la martelleria Saracino & Lingua di Druento si occupò invece di realizzare le prime due lastrature complete, ossia i set di pannelli componenti la ‘pelle’ esterna della carrozzeria, in lamiera di alluminio 12/10, e degli stampi in ferro su cui fabbricare i cristalli. Il 3 aprile 1967 il mascherone giunge in Autodelta.
Da questa data Franco Scaglione inizia quindi il suo lavoro a Settimo, ove si reca tutti i giorni da Torino, ma qui le cose fin da subito iniziano purtroppo a prendere una brutta piega: l’Autodelta infatti, occupandosi come noto di lavorazioni ed elaborazioni di carattere squisitamente meccanico, non possedeva al suo interno un reparto di carrozzeria e men che meno le attrezzature che a questo sarebbero necessitate; inoltre, se le sue maestranze potevano essere in grado di effettuare qualche intervento sulle vetture da corsa, non erano certo in grado di realizzare dal nulla la carrozzeria di una granturismo, il livello di finizione della quale doveva risultare impeccabile. Tutto questo fece sì che i due esperti battilastra torinesi (Giannini e Pareschi) che lo stilista aveva ingaggiato, rinunciassero all’incarico, mettendo Scaglione, che ormai si era impegnato con Luraghi, in seria difficoltà.
Si dovette dunque costituire, sotto la guida di Scaglione, un nuovo gruppo di lavoro, composto dal meccanico Carlo Caffa (unico operaio Autodelta esperto nella saldatura dell’alluminio) e dai carrozzieri Carnovali e Scussat, oltre ad altri due operai specializzati, probabilmente non sempre gli stessi, distaccati a Settimo da Arese.