Ile Seguin, ex stabilimento Renault: corsi e ricorsi storici
Ile Seguin, ex stabilimento Renault: corsi e ricorsi storici
In virtù dell’ apprezzamento di alcuni di voi nei confronti della produzione vintage d’oltralpe e sull’onda della mia passione viscerale verso l’archeologia industriale, colgo l’occasione per esporvi una storia tutta francese, ma con moltissimi punti in comune con i nostri compianti stabilimenti del Portello prima e di Arese poi.
Siamo a Parigi e parliamo dell’affascinante stabilimento Renault dell’Ile Seguin: “Ile” significa isola, infatti la fabbrica sorge su un’isolotto in mezzo alla Senna, “Seguin” è il nome ereditato dal chimico Armand Seguin che la acquistò dallo stato nel 1794 per situarvi delle concerie e delle lavanderie.
Nel 1919 l’ile Seguin venne acquistata da Louis Renault nell’ottica di espandere la propria omonima fabbrica di automobili costruendo un nuovo stabilimento collegato alle sponde della Senna tramite due ponti (uno sospeso ed uno in putrelle), in totale autonomia energetica con la propria centrale elettrica e con una pista di prova sotterranea.
L’ avvento della seconda guerra mondiale fece da spartiacque per la storia dello stabilimento e per il marchio stesso: la fabbrica venne bombardata a più riprese dagli alleati per via dell’assemblaggio al suo interno di mezzi bellici per i tedeschi e Louis Renault venne arrestato per collaborazionismo morendo in prigione nel 1944.
E’ in questo momento in cui l’azienda viene assorbita dallo stato (da qui la dicitura Régie Nationale des usines Renault) diventando un carrozzone statale che negli anni ed i suoi 30.000 dipendenti si trasformerà, come Arese, nella cattedrale del sindacalismo francese.
Con la costruzione di modelli popolari come la Juvaquatre, la 4 CV prima, la 4, la 5 e la Supercinque poi, motorizzò la Francia trascinandosi fino al 31 marzo del 1992, data in cui uscì dalla catena di montaggio l’ultima Supercinque e si chiusero i cancelli, non rientrando più negli standards imposti dal mercato.
Gli appetiti dei palazzinari per un’area edificabile così preziosa cominciarono ad ingolosirsi, la burocrazia e gli enormi problemi di presenza di amianto e di inquinamento sotterraneo resero incredibilmente possibile un abbandono di dodici anni, periodo in cui lo stabilimento diventò preda di emarginati, sbandati, ma anche di amanti come me del rischio della visita clandestina.
La demolizione iniziò nel 2004 e terminò nel 2005 rimanendo a tutt’oggi ancora senza un futuro ben delineato, vittima di scontri, interessi e burocrazie.
Tutto questo per farvi capire una volta di più che si, noi italiani saremo campioni di cecità ed autolesionismo, ma che anche tutto il mondo è paese e che non sempre l’erba del vicino è sempre la più verde.
Qui di seguito una breve cronistoria dello stabilimento.
Siamo a Parigi e parliamo dell’affascinante stabilimento Renault dell’Ile Seguin: “Ile” significa isola, infatti la fabbrica sorge su un’isolotto in mezzo alla Senna, “Seguin” è il nome ereditato dal chimico Armand Seguin che la acquistò dallo stato nel 1794 per situarvi delle concerie e delle lavanderie.
Nel 1919 l’ile Seguin venne acquistata da Louis Renault nell’ottica di espandere la propria omonima fabbrica di automobili costruendo un nuovo stabilimento collegato alle sponde della Senna tramite due ponti (uno sospeso ed uno in putrelle), in totale autonomia energetica con la propria centrale elettrica e con una pista di prova sotterranea.
L’ avvento della seconda guerra mondiale fece da spartiacque per la storia dello stabilimento e per il marchio stesso: la fabbrica venne bombardata a più riprese dagli alleati per via dell’assemblaggio al suo interno di mezzi bellici per i tedeschi e Louis Renault venne arrestato per collaborazionismo morendo in prigione nel 1944.
E’ in questo momento in cui l’azienda viene assorbita dallo stato (da qui la dicitura Régie Nationale des usines Renault) diventando un carrozzone statale che negli anni ed i suoi 30.000 dipendenti si trasformerà, come Arese, nella cattedrale del sindacalismo francese.
Con la costruzione di modelli popolari come la Juvaquatre, la 4 CV prima, la 4, la 5 e la Supercinque poi, motorizzò la Francia trascinandosi fino al 31 marzo del 1992, data in cui uscì dalla catena di montaggio l’ultima Supercinque e si chiusero i cancelli, non rientrando più negli standards imposti dal mercato.
Gli appetiti dei palazzinari per un’area edificabile così preziosa cominciarono ad ingolosirsi, la burocrazia e gli enormi problemi di presenza di amianto e di inquinamento sotterraneo resero incredibilmente possibile un abbandono di dodici anni, periodo in cui lo stabilimento diventò preda di emarginati, sbandati, ma anche di amanti come me del rischio della visita clandestina.
La demolizione iniziò nel 2004 e terminò nel 2005 rimanendo a tutt’oggi ancora senza un futuro ben delineato, vittima di scontri, interessi e burocrazie.
Tutto questo per farvi capire una volta di più che si, noi italiani saremo campioni di cecità ed autolesionismo, ma che anche tutto il mondo è paese e che non sempre l’erba del vicino è sempre la più verde.
Qui di seguito una breve cronistoria dello stabilimento.
Come dicevo lo stabilimento di Seguin dal momento della sua chiusura ed abbandono venne visitato numerose volte da alcuni nostri... “colleghi” :lol: amanti dell’archeologia urbana ed industriale.
Alcune foto sono tratte dal sito http://www.urban-exploration.com, andate a visitarlo, è molto suggestivo.
Alcune foto sono tratte dal sito http://www.urban-exploration.com, andate a visitarlo, è molto suggestivo.
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Ultima modifica di Diego il 08 feb 2014 02:23:20, modificato 2 volte in totale.
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 133 ospiti