Orologi

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giuliasuper69
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Messaggioda giuliasuper69 » 06 mar 2014 13:10:25

Un pò di storia della Breitling:
Tutto ha inizio a fine 800 grazie a Leon Breitling,svizzero di origini tedesche,quando aprì un piccolo studio a Saint-Imier, allo scopo di produrre complicati dispositivi meccanici ed orologi. In breve tempo dové apprendere questa massima: la cosa più necessaria è la specializzazione, per evitare di confondersi nella massa dei concorrenti qualunque.

Primi successi
La sua iniziativa ebbe successo, e così, dopo poco, egli fondò una piccola manifattura orologiera col nome di G. Leon Breitling, che divenne la pietra angolare di una grande marca di orologi. Da quel momento il nome di Breitling divenne rapidamente famoso. Le prime creazioni prodotte da Leon Breitling furono i congegni del tempo di sua originale progettazione e fabbricazione: diversi orologi di grande complicazione e cronografi, come anche strumenti di misura altamente richiesti dall’industria orologiera. Egli lanciò prodotti in occasione di fiere, mostre ed esibizioni, in cui si guadagnò un gran numero di premi e certificazioni d’onore. E così Saint-Imier divenne in breve una località troppo angusta per la sua fama, ed egli dovette guardarsi intorno per fruire di più ampi spazi. Fu del tutto naturale pensare a La Chaux-de-Fonds, dove, d’altr’onde, era alloggiata la maggior parte dei suoi fornitori. La Chaux-de-Fonds era, ed è tutt’oggi, il centro dell’industria dell’orologeria, ed ivi egli acquistò terra sulla Rue de Montbrillant ove edificò una fabbrica. Nel 1892 la ditta si trasferì a La Chaux-de-Fonds e Leon ne mutò la denominazione in “Leon G. Breitling S.A. Montbrillant Watch Manufacturing”. In tale operazione, il suo piccolo studio si trasformò in un grosso stabilimento d’orologeria con sessanta operai. La maggior parte del lavoro era affidato a piccole imprese familiari e a lavoratori a domicilio, perché era impossibile impiegare nello stabilimento tutta questa gente. Per mettersi in grado di vendere i suoi prodotti in Francia, egli aprì una succursale a Besançon, ma dopo breve tempo questa fu chiusa, visto che per la Francia si apriva la possibilità della vendita diretta. L’undici agosto del 1914 Leon Breitling moriva, e suo figlio Gaston fervidamente iniziò la sua carriera nella conduzione degli affari, dopo essere stato istruito nell’arte del maestro orologiaio..

Egli progettò una grande varietà di orologi ognuno di essi con un particolare quadrante originale. Più tardi patentò e pose in commercio il “Vitesse” (Velocità), un cronometro manuale con indicatore di 30 minuti e lancetta centrale. Le prime ordinazioni del Vitesse vennero dalle forze di polizia, che lo utilizzarono per le prime misure di velocità del traffico stradale, e cosìla ditta Breitling divenne contribuì alla cattura dei primi infrattori dei limiti di velocità. Probabilmente, la più originale di tutte e innovazioni, una vera novità assoluta, era costituita da un cronometro che poteva essere portato al polso mediante un cinturino, invece che sospeso ad una catenella ed alloggiato nel taschino. Questo “orologio da polso” ebbe immediato successo per il suo fascino irresistibile nell’abbigliamento sportivo, come pure per la sua vasta gamma di applicazioni in campo tecnico-industriale. Ma fra tutte, l’applicazione più importante fu in campo militare e diversi governi fecero importanti ordinativi di questo nuovo dispositivo di misura del tempo. Il termine “Timing”, che significa “Temporizzazione”. O meglio ancora: “Cronometria”, divenne un acclamato neologismo, e Breitling fu annoverato tra i migliori fabbricanti di strumenti per la cronometria. Nel corso dei primi anni dall’introduzione di questi nuovi orologi, non v’era, di regola, nessuna apparizione sul quadrante della denominazione del loro fabbricante, benché alcuni di essi venivano identificati con i nomi di “Montbrillant”, “Hoko” e “Vitesse”. Non fu che alla fine degli anni Venti che il nome di Breitling cominciò ad apparire sul quadrante. In seguito, all’inizio degli anni Trenta, cominciarono ad essere introdotti ben definiti numeri di serie.

Alla morte di Gaston,il figlio Willy puntò a specializzare l'azienda verso la fornitura
all'industria aeronautica principalmente quella militare
Nel 1939 Breitling firmò un grosso contratto col Ministero inglese dell’Aeronautica per l’installazione dei cronografi a bordo dei velivoli della Royal Air Force. Da questo momento in poi il nome di Breitling rimase indissolubilmente legato al concetto stesso di aeroplano e di navigazione aerea. A mano a mano che il tempo passava, un numero sempre maggiore di cantieri aeronautici s’avvedeva dell’importanza del marchio Breitling e sottoscriveva contratti di fornitura per la strumentazione di bordo. Piloti di tutto il mondo conobbero la qualità dei prodotti Breitling, ed ancor oggi sono pronti a giurare sui propri cronografi. La lista dei clienti contava i seguenti nomi: Douglas, KLM, BOAC, Lockheed, Air France e United Air Lines, senza peraltro limitarsi solo ad essi: i cronografi “volanti” progettati e costruiti da Willy Breitling erano assolutamente insuperabili in quanto a precisione ed affidabilità, e ciò corrispondeva al credo aziendale, quello di essere “simply the best”, semplicemente i migliori.Per i
piloti dei caccia chiamati ad eseguire, all’istante, calcoli sempre più veloci, senza l’ausilio di appositi calcolatori, Willy Breitling sviluppò un cronografo avente la virtù di risolvere ogni problema: mediante quadranti ausiliari egli in pratica aggiungeva alla lunetta un calcolatore girevole, rendendo possibile l’effettuazione anche di calcoli piuttosto complessi. Questo orologio si chiamava Chronomat.
Nel corso degli anni Quaranta, Breitling conquistò il mercato americano. Qui, in collaborazione con Wakmann, fu fondata la Breitling Watch Corporation of America, che fece il suo ingresso in Borsa nel 1947. Il capitale azionario ammontava a 100.000 dollari, una somma di tutto rispetto. La Breitling Watch Corporation consisteva in una collaborazione tra Breitling ed un fabbricante americano, la Wakmann Watch Company Inc., che continuò a distribuire gli orologi Breitling fino agli anni Settanta. È ancora possibile trovare in circolazione numerosi esemplari recanti la denominazione Wakmann o Wakmann/Breitling sul quadrante o sulla cassa, o anche firmati Breitling sulla montatura del bilanciere. Questi ultimi sono orologi prodotti da Breitling ed esportati in America, che costituiva il maggior mercato. La campagna pubblicitaria lanciata da Breitling in America merita particolare considerazione. Le inserzioni sulla rivista “Life International” nel corso dell’anno 1956 avevano invariabilmente un fondo giallo, in modo da risaltare rispetto alle altre pubblicità, cosa che determinò un vero e proprio diluvio di richieste d’informazioni, specialmente per il cosiddetto “orologio di cartone”, un modellino del Chronomat sul quale il potenziale cliente poteva apprendere tutte le particolarità di funzionamento del modello vero. Inoltre la 20th Century-Fox mostrò, in vari film, dettagliati primi piani del Navitimer. Nel film “Fathom” l’attrice Raquel Welch (spesso proclamata la donna più bella del mondo) indossa (se così si può dire) un esemplare di Breitling Co-Pilot, mentre in “Operation Thunderball”, il James Bond “originario” Sean Connery, in piena azione, esibisce un Breitling Top Time.
Nel 1969, dopo quattro anni di lavoro collegiale, Breitling introdusse un “cronografo au-tomatico”, e cioè un crono-grafo meccanico con ricarica auto-matica. Il risultato di questo sviluppo fu un orologio che divenne celebre sotto il nome di “Chronomat”. Il movimento ebbe la generica denominazione di calibro 11, e fu posto in commercio da Breitling proprio come “Calibro 11”. La strabocchevole cifra di 500.000 franchi svizzeri fu investita in questo progetto dalle ditte Breitling, Heuer-Leonidas, Hamilton-Büren, nonché da Dubois e Dépraz di Le Lieu. La produzione avveniva simultaneamente presso due ditte. Il movimento di base veniva prodotto dalla Büren, mentre la produzione della sezione cronografica avveniva presso Dubois e Dépraz, cosicché le spettabili Breitling, Heuer ed Hamilton nulla avevano a che fare con la fabbricazione del movimento grezzo. Questi movimenti venivano integralmente forniti a queste tre ditte, ed erano solo bisognosi di rifinitura ed inserimento nelle casse. Willy Breitling e gli altri dirigenti in carica si incontravano ad intervalli regolari a Neuenburg durante la fase di sviluppo, allo scopo di prendere le opportune decisioni ed appianare ogni tipo di problema sorto nel corso dello sviluppo del progetto. Le decisioni relative al progetto del movimento di base erano affidate al direttore tecnico della Büren allora in carica, H. Kocher. Lo sviluppo di questo movimento di precisione costituì una vera e propria sensazione nell’ambito dell’industria orologiera svizzera. Fu inoltre dimostrato che lo sviluppo e la produzione d’un articolo in cooperazione può effettuarsi con successo e senza la perdita d’indipendenza da parte di ognuna delle ditte partecipanti. Da quel momento in poi Breitling fu in grado di offrire, nel suo programma, una nuova serie di cronografi denominata “Chronomat-ChronoMatic”, di cui, in totale, furono prodotti 300.000 esemplari.
Nel 1975 l’offerta Breitling comprendeva, oltre agli orologi meccanici, una versione al quarzo del Chronomat, in casse grandi e piccole, con le stesse complicazioni. Altri modelli seguirono. Un anno dopo fu lanciata sul mercato una versione al quarzo del Navitimer, inizialmente con la popolare indicazione a LED, poi con cristalli liquidi. Per usi sportivi Breitling introdusse lo Split e il MiniSplit, capaci di misurare il millesimo di secondo. Come in passato, Breitling era il segnatempo ufficiale nelle maggiori gare ciclistiche, come il Tour de France, il Giro d’Italia, la Vuelta in Spagna. Tuttavia non era facile adattarsi alle nuove tecnologie, e certe difficoltà si facevano sempre più evidenti.
Nell’agosto del 1979 l’inte-ra ditta Breitling veniva chiusa all’improvviso. Tale notizia poteva essere letta nel numero del 27 agosto 1979 della rivista “L’Information Horlogère Suisse”: la fine, dopo quasi un secolo di vita. Gli ottanta dipendenti a La Chaux-de- Fonds ed i sette impiegati di Ginevra avevano già ricevuto le loro lettere di licenziamento prima della fine del 1978. L’invasione di orologi a basso prezzo dall’Estremo Oriente, la guerra della concorrenza, l’esagerata quotazione del franco svizzero, l’evidente spostamento dei favori del pubblico verso gli orologi elettronici, ed infine la malattia di Willy Breitling: queste le ragioni fondamentali che causarono il crollo. La chiusura volontaria evitò la messa all’asta della proprietà rimanente. E benché l’intera proprietà della ditta dovette essere, in seguito, venduta, la fiera determinazione di Willy Breitling riuscì ad evitare la definitiva scomparsa del marchio. Costui aveva probabilmente previsto questo collasso, ed aveva fatto piani sul modo migliore per mantenere in vita il nome della sua ditta, ormai famosa in tutto il mondo, pilotandolo attraverso la crisi, sentendo come imperativo categorico che la ditta dai cent’anni di manifattura orologiera alle spalle non poteva venire obliterata sic et simpliciter. Fu semplice- mente la fede nel nome di famiglia, oppure la fede nella rinascita dell’orologio meccanico? Non lo sappiamo, ma WillyBreitling cercò imme-diatamente soluzioni concrete. Dopo vari tentativi con altre a-ziende, fu accettata un’offerta di Ernst Schneider, della società Sicura. Nell’aprile del 1979 fu sottoscritto un contratto, ben in anticipo sul termine stabilito per la chiusura. Ernst Schneider subentrò nel possesso dei nomi Breitling e Navitimer. I figli di Willy Breitling, Gregory ed Alain, erano troppo giovani per partecipare alle manovre per la sopravvivenza del nome di famiglia, e col tempo intrapresero carriere in campi totalmente differenti. Willy Breitling morì nel maggio di quel fatidico anno 1979, e così si chiuse il primo capitolo di storia della Breitling. La nuova ditta, viva e vegeta ai giorni nostri, fu registrata ufficialmente il 30 novembre 1982 col nome di Breitling Montres S.A. La storia continua felice fino ai giorni nostri ma è troppo moderna per me per raccontarla..

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Messaggioda giuliasuper69 » 06 mar 2014 13:42:06

Dopo il pistolotto,ecco il link del museo on line Breitling con buona parte della produzione di un intero secolo
http://www.breitling-museum.com/

E adesso veniamo al mio...mi innamorai del modello Top Time vedendo 007 Operazione Thunderball,uno dei miei preferiti della serie con uno strepitoso Adolfo Celi,ebbene in quel film è l'orologio usato da James Bond dotato nella finzione di un rilevatore di radiazioni,'orologio nacque nel 62 con il film e successivamente fu prodotto in varie varianti fino agli anni 70 usando vari calibri dal Venus 170 ai Valjoux 7730 e 7733 a due contatori e a tre.L'originale monta un Valjoux 7730 ed è stato recentemente messo all'asta per una cifra vicina alle 60 mila sterline(ovviamente quello del film)..glia ltri hanno quotazioni ben più modeste
A sx quello di Bond accanto ad uno di normale produzione
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Messaggioda giuliasuper69 » 06 mar 2014 13:48:56

Ed il mio preso pochi anni fà su ebay con un colpo di c... mostruoso e difficilmente ripetibile,al punto che avevo dubbi circa l'originalità e invece come confermato dal mio orologiaio di fiducia è originale in ogni sua parte e come piace a me non restaurato ma semplicemente conservato,cinturino a parte ovviamente.
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Messaggioda giuliasuper69 » 17 mar 2014 17:14:24

Breve storia della Tissot
È il 1853 quando l’artigiano di casse in oro, Charles-Félicien Tissot, fonda a Le Locle, la manifattura orologiera Chs. Tissot & Fils, insieme con il figlio ventitreenne Charles-Emile, che ne è stato l’entusiasta promotore. Nel 1883, il figlio Charles assume la direzione della ditta consentendo a Charles-Emile di dedicarsi all’industria orologiera nel suo complesso ed è proprio in questi anni che gli orologi ottengono importanti riconoscimenti come la Medaglia d’oro a Ginevra nel 1896 e il Grand Prix dell’Industria Orologiera a Parigi, nel 1900. Nel 1920 viene introdotta la produzione industriale in serie che consente di non risentire della crisi economica mondiale nel corso degli anni Venti.
Nel ’25 Paul Tissot assume la direzione commerciale della rinomata ditta orologiera Omega; le 2 aziende si fondono, dando vita nel 1930 alla Holding SSIH con sede a Ginevra e con un’organizzazione di vendita a livello mondiale. Omega copre le esigenze nella fascia alta di mercato, mentre Tissot si rivolge a un vasto segmento. Il cugino di Paul Tissot assume la direzione dell’azienda negli anni Cinquanta e lancia nel 1960 una significativa innovazione: la creazione di calibri base per orologi meccanici o automatici. Nel 1973, l’azienda inizia un’altra fase del suo processo innovativo per affrontare la crisi dell’industria orologiera alla fine degli anni settanta.
Oggi la storia continua e Tissot fà parte del gruppo Swatch,una galassia che comprende marchi anche di altissima gamma come Blancpain,Glashutte,Breguet,Omega e altri medi come Longines,Rado e Hamilton,da tempo non produce più movimenti ma si rivolge a produttori esterni.

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Messaggioda giuliasuper69 » 17 mar 2014 17:23:28

Uno dei due esemplari di Tissot in mio possesso è un orologio c.d. di forma tipici degli anni 70 ,il cronografo Navigator che ebbe larghissima diffusione commerciale con varianti di colore per il quadrante e di movimento adottato,il Valjouz 7734 a carica manuale nel caso del mio e il Lemania 1341 a carica automatica entrambi assai robusti e semplici nella meccanica.
Il mio è conservato nell'estetica,graffi compresi,e revisionato nella meccanica,ed è uno dei tre orologi che indosso più spesso.
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La versione a calibro Lemania
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bubbo
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Messaggioda bubbo » 19 mar 2014 00:20:30

grazie Giorgio, bellissime recensioni e bellissimi orologi! Complimenti

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Messaggioda masi&angi » 21 mar 2014 09:28:09

I classici! Anch`io amo le machine del tempo, gia`da ragazzino ebbi in regalo un Incabloc meccanico che purtroppo mi fu rubato. Poi Timex, Tissot, Junghans, e Cavalier anche lui meccanico. Comunquemente quielli che me la fanno tirare di piu`sono quelli della marca "Jeager Le Coultre" angi

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niko
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Messaggioda niko » 27 mag 2014 17:30:08

Orologio 1962 Junod Alfa Romeo. Un cronografo originale realizzato per il 1962 di Le Mans. Cassa in acciaio 36mm, datata sul retro, con movimento meccanico svizzero Valjoux 92. Questo è stato assegnato al team Scuderia S. Ambroeus di Sala / Lizzano per la rifinitura 10 ° assoluto nella SVZ Alfa Romeo Giulietta Zagato.

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Messaggioda niko » 27 mag 2014 17:30:45


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Messaggioda bubbo » 27 mag 2014 21:48:25

Accipicchia! Che pezzo da collezione!

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Messaggioda giuliasuper69 » 28 mag 2014 15:41:16

Bellissimo,la Junod è ancora attiva a Losanna come gioielleria e orologeria ha anche un museo dell'orologio.
http://www.junod-lausanne.ch/
Il movimento Valjoux 92 semplice e robusto è stato uno dei calibri più adottati negli anni 60 per i cronografi anche per pezzi famosi come gli Huer Autavia e Carrera.

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Messaggioda giuliasuper69 » 30 lug 2014 17:54:36

Oltre alla Svizzera anche la Germania vanta una grandissima tradizione nel campo della orologeria con molti marchi oggi spariti e altri ancora esistenti di grandissima caratura come Glashutte,A. Lange & Sohn,ecc,cosi come tanti furono i maestri orologiai di provenienza tedesca poi spostatisi in Svizzera per la loro attività.
Ma accanto ai marchi nobili esistevano quelli poveri ,specie in quella che fu la DDR infatti alla fine della Seconda Guerra Mondiale molti laboratori di orologeria che si trovavano nella parte est del paese,seguirono la stessa sorte di tutte le altre aziende passate sotto il blocco sovietico come indennizzo per i danni di guerra.Rispetto alla produzione russa però quella tedesca orientale riusciva, pur con la scarsezza di mezzi a disposizione, a mantenere una certa autonomia e a sfornare un buon numero di modelli,è il caso della Ruhla casa ancora esistente, attualmente produce solo sveglie,ch ebbe grande diffusione e caso quasi unico esportando oltre cortina.In Italia venivano venduti dalla Standa (nel nostro paese visto il basso costo ebbero spesso il nefasto ruolo di essere usati come timer per le bombe anarchiche e attentati di ogni tipo) Due soli i movimenti a carica manuale prodotti,un solo tempo e un cronografo con funzione flyback ma con una enorme variante di quadranti.
Il Ruhla in mio possesso è un crono flyback calibro 1274.
La sua caratteristica principale è l'assenza totale di rubini per far scorrere le parti in movimento,un orologio poverissimo quindi ma molto affidabile anche se piuttosto impreciso e praticamente non riparabile.La funzione flybach si ottiene schiacciando il pulsante a ore 4 una lamierino blocca la lancetta grande dei secondi rilasciandola riparte ,per azzerare si usa il pulsante a ore 2 che riporta la lancetta a ore 2,la misurazione dei tempi è quindi piuttosto approssimativa,in pratica per fare un parallellismo con le auto è una Trabant.Ultima nota curiosa mancando i rubini che svolgono la funzione che n un auto hanno dei cuscinetti a sfera ed essendo i metalli a diretto contatto tra loro per evitare il grippaggio del movimento veniva usato grasso di balena.Questo orologio era ance in dotazione ai piloti dela DDR pur senza assegnazione.
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Messaggioda giuliasuper69 » 30 lug 2014 18:06:05

Restiamo in Germania con Glashutte...un pò di storia
Glashütte Original è una marchio orologiero tedesco, il cui nome da oltre 160 anni è sinonimo di alta qualità, precisione e raffinato design. La storia di Glashütte Original è strettamente legata a quella della piccola città della Sassonia, Glashütte, che agli inizi del XIX secolo, con la crisi delle attività di estrazione mineraria, dovette reinventarsi in una nuova industria per risolvere la grande povertà che regnava tra la popolazione. Nel maggio del 1845, il governo della Sassonia affida al maestro orologiaio, di Dresda, Ferdinand Adolph Lange l’incarico di fondare una manifattura di orologi, con l’impegno di avvalersi di personale locale, che era però assolutamente a digiuno di scienza orologiera. F. A. Lange avvia l’attività di formazione e addestramento del personale: è il 7 dicembre 1845 e il primo atto ufficiale della neonata Manifattura, che si affermerà a livello internazionale nel volgere di pochi anni, assurgendo a simbolo dell’alta orologeria tedesca di precisione. Attirati dalle nuove possibilità di sviluppo, giungono a Glashütte esperti orologiai, quali A. Schneider, L. Strasser e G. Rohde, E. Kasiske e, più importante di tutti, Julius Assmann, futuro cognato di Lange e figura determinante per il successivo sviluppo dell’impresa. La vera consacrazione di Glashütte nel panorama dell’orologeria mondiale di alta gamma arriva, però, nel 1878 con la costituzione della Deutsche Uhrmacherschule, Scuola tedesca di Orologeria, unanimemente riconosciuta come una delle più prestigiose del settore. Negli anni tra la Prima e la Seconda Guerra mondiale, Glashütte conosce un nuovo periodo di crisi, dovuto sia alla distruzione e allo smantellamento degli impianti di fabbricazione, sia al totale isolamento rispetto al mercato orologiaio europeo. La politica protezionistica della Svizzera, che impedisce all’industria di Glashütte di rivolgersi ai tradizionali fornitori, induce l’impresa tedesca a costruire una rete di produzione orologiera autonoma, in grado di coprire tutte le fasi della realizzazione di segnatempo. Nel 1951, le principali manifatture di Glashütte vengono unite in un’unica impresa, la VEB Glashütter Uhrenbetriebe, che nel 1990 cede il marchio A. Lange & Sohne e muta forma societaria, divenendo Glashütter Uhrenbetrieb GmbH. Nel 1994 la Glashütter Uhrenbetrieb GmbH viene privatizzata (è acquisita dall’imprenditore Heinz Pfeiffer) e inizia a firmare le sue collezioni col marchio Glashütte Original. Nel 2000, un nuovo cambiamento: la Glashütter Uhrenbetrieb cede tutto il capitale sociale allo Swatch Group ed entra così a far parte del più grande gruppo orologiero del mondo. Nel 2002, Glashütte Original inaugura la Scuola di orologeria “Alfred Helwig”, allo scopo di trasmettere le conoscenze e le competenze tecniche ai 15 giovani apprendisti selezionati ogni anno e nel 2008 apre al pubblico il “German Watch Museum Glashütte – Nicolas G. Hayek”. Il catalogo degli orologi Glashütte Original si compone di diverse collezioni, in ognuna delle quali rivive l’essenza dell’orologeria tedesca di precisione: tutti i meccanismi Glashütte sono fabbricati in proprio e nel rispetto dei tradizionali standard qualitativi dell’orologeria di alta gamma. Della linea PanoDate, creata nel 2002, fanno parte il PanoReserve, con inedita regolazione micrometrica “duplex”, il PanoGraph, cronografo fly-back con triplice lancetta dei minuti crono e il PanoRetroGraph, il primo cronografo meccanico che all’occorrenza può contare anche all’indietro. Nel 2005, viene scelto il calibro 100 per gli orologi automatici della collezione Senator, espressione della personalità classica ed elegante della Casa, rispetto ai più austeri, ma altrettanto esclusivi Karree. La personalità sportiva di Glashütte Original è definita dai modelli della linea Sport Evolution, mentre la Lady è la collezione destinata al pubblico femminile, disponibile in varie versioni.
Oltre a Glashutte Original esistevano anche Muhle Glashutte e Gub Glashutte oggi fallite e nate nella DDR dopo la seconda guerra mondiale sfruttando un nome ormai noto nel mondo della orologeria e il fatto che la città omonima si trovasse nella parte est del paese,a seguto di una lunga battaglia giudiziaria dopo la riunificazione Glashutte Original ha ottenuto l'us esclusivo del nome.
Il mio pezzo è un militare della fine degli anni 50 molto simile ai vari Hamilton Khaki,
GMC etc dello stesso periodo.
Molto piccolo nelle dimensioni 36mm compresa la corona,carica manuale ,movimento Glashutte a 17 rubini.
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bubbo
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Messaggioda bubbo » 30 lug 2014 21:04:36

Grazie Giorgio, sempre interessanti i tuoi articoli! A proposito di orologi sembra che tempo fa mi sono salvato da una truffa. Frequentavo un notissimo sito italiano di orologi dove venne pubblicizzato un gruppo d'acquisto per un attraente orologio CAIRELLI/VIXA. Considerato che il web e' invaso da piu' articoli e commenti penso che effettivamente la truffa sia stata effettuata. http://denunceinrete.forumfree.it/?t=66781070

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Messaggioda Giulia73 » 30 lug 2014 21:28:35

Grazie giorgio per le particolari delucidazioni :D

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Messaggioda rossogamba » 21 gen 2015 20:59:01

Era da un po' di tempo che volevo postare le foto di questo cronometro che apparteneva a mio padre e che veniva utilizzato durante le gare di regolarità disputate con la 1900.
E' corredato della sua catena ed ha ancora la sua scatolina originale, le istruzioni (in tedesco :( ), un'etichetta e un aeroplanino.
Ho controllato e la Hanhart esiste ancora; Giorgio mi sai dire qualcosa di più su questo cronometro?
Sì, lo so...sono sfacciato, ma so anche di sfondare una porta già aperta :D
Grasssie...

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Messaggioda Moramax » 21 gen 2015 23:51:08

Ahh mi metto in coda per Giorgio pure io!! che mi dici di sto Swatch che mi devo vendere ?questo ha quadrante grigio e dovrebbe essere anni 50 .Quello che presi dopo e che preferisco è sempre un Longines 30 L ma ha quadrante nero lucido ed è anni 60.

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Messaggioda giuliasuper69 » 22 gen 2015 10:33:42

:shock: Stracazzi un Hanhart uno dei miei miti riguardo la cronografia sportiva,pezzo di assoluto pregio.La casa fu fondata in Svizzera a fine 800 e ai primi del 900 si trasferì in Germania,il primo crono meccanico dal prezzo contentuto (fino ad allora erano proibitivi strumenti di precisione militari) è un Hanhart da tasca anno 1924.Ebbe molto successo e permise alla casa di espandersi con una nuova sede nella Foresta Nera (Gutenbach) dove ancora oggi si producono gli orologi,aggiungo una particolarità che vi farà amare da buoni nostalgici questo marchio,infatti oltre ad essere specializzato nella produzione di cronografi ad altissima precisione,oltre ad essere fornitore quasi esclusivo della Luftwaffe e di tantissime altre forze aeronautiche europee(in concorrenza con le varie Lemania ,Heuer etc),oggi continua la produzione dei suoi cronografi con le stesse tecniche e sulla base degli stessi progetti degli anni 50,per una precisa scelta filosofica del marchio che pone la casa in una nicchia ristretta ma molto apprezzata dai collezionisti.Il tuo esemplare pur con qualche modifica è ancora in produzione ed è un ultra classico insieme agli Heuer tripmaster per le gare di regolarità,è dotato da buon orologio nato per l'areonautica della funzione flyback(ritorno in volo) che permette la misurazione di secondi tempi cronografici senza dover passare per l'azzeramento totale del tempo,inoltre è dotato sina nelle versioni da 7 jewls (rubini) che in quelle da 9 e 15 di rinforzi al ponte anti urto,il movimento raffinato è dotato di smistamento della cronografia a ruote e colonne.Giudizio personale,FAVOLOSO!!!!!Unito al fatto che era di tuo papà e che è stato usato in modo serio e non per gioco sulla 1900 poi...

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Messaggioda giuliasuper69 » 22 gen 2015 10:55:38

Per quanto riguarda il Longines 30L la sigla fà riferimento al tipo di calibro,un movimento che la casa ha prodotto dal 55 al 67 molto robusto e longevo da 13 linee e 1/4 equivalenti a 30mm di diametro a carica manuale con scappamento ad ancora svizzera da 18mila alternanze ora,si caratterizza per l'alta qualità dei materiali usati per il movimento,peculiarità tutti gli orologi dotati del calibro 30L sono racchiusi in casse da 35mm.Questo calibro venne usato anche per altri Longines dotati di nome proprio come il Flagship e i Silver arrow più rifiniti nell'estetica e più costosi ma di fatto lo stesso orologio,quelli semplicemente deonominati 30L sono praticamente dei modelli base della gamma.

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Messaggioda rossogamba » 22 gen 2015 17:26:35

Uh...non pensavo di avere a casa un pezzo così prestigioso e davvero apprezzabile la filosofia produttiva della casa.
Pensare che per anni è stato chiuso in un cassetto senza che nessuno se ne interessasse; qualche anno fa l'ho ripreso in mano e ogni tanto lo carico e lo faccio camminare un po' giusto per fargli sgranchire gli ingranaggi.
Grazie ancora Giorgio :wink:


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